È nato a Padova, ha girato il mondo (Germania, Inghilterra, Svizzera, Stati Uniti), infine nel 1991, un po’ per amore, un po’ per opportunità lavorative, è approdato in Trentino. Così, dopo impieghi all’estero in alberghi di lusso come responsabile di sala (un lavoro che gli ha fatto incontrare persino Lady Diana), oggi Antonio Garofolin vive a Riva del Garda e da 15 anni è docente all’Istituto Alberghiero di Rovereto, dove riveste la carica di coordinatore Aspi del Trentino dal 2009, ma soprattutto si occupa di consulenza nel mondo della ristorazione.
Grazie al suo lavoro e alla passione per i vini che lo ha portato a diventare anche sommelier, Antonio è un professionista che conosce bene il Trentodoc, un vino che secondo lui, ci dice subito con la pacatezza e la gentilezza che lo contraddistinguono, “è in grande crescita e ha ancora tantissimo da dare”. Si tratta di un metodo classico identitario di un territorio, in cui si ritrovano dunque le caratteristiche della montagna: “Freschezza, vivacità, briosità, ma allo stesso tempo eleganza, effervescenza (mai esagerata), opulenza”. Continua Garofolin: “È un vino di carattere con una struttura che lo rende adatto a diversi contesti e a diversi momenti della giornata, a partire dall’aperitivo fino all’abbinamento dei piatti, anche i più complessi”.
Un consiglio per degustarlo? “Ascoltarlo di più. A volte si gusta il vino in maniera disimpegnata, per soddisfare il piacere del momento, invece sarebbe bello fermarci a riflettere su cosa stiamo bevendo. Il Trentodoc accende un interruttore, ci fa sentire la sua presenza sinuosa, la piacevolezza duratura, la sua muscolatura, la complessità dei profumi”. Della prima volta che lo ha assaggiato, Antonio ne ricorda la bella personalità: “Mi ha riempito il palato, l’ho sentito intenso, accattivante, tutti aspetti che mi hanno portato a ricercarlo”.
Sarà anche merito di queste bollicine che non se ne è più andato dal Trentino? Ci piace pensare di sì e terminiamo la nostra chiacchierata con questa immagine che ci ha suggerito: “Prendendo come riferimento il centro di Trento, basta alzare gli occhi per capire cos’è il Trentodoc: una vista a 360° gradi abbraccia le altitudini della regione, lì dove ci sono i vigneti ad alta quota di chardonnay e pinot nero che danno vita a questo incredibile spumante”.
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