Il Trentino è ormai una realtà di riferimento del metodo classico italiano e il Trentodoc è un prodotto che si è fatto conoscere non solo nel nostro Paese, ma anche in tutto il mondo. E il trend è ancora positivo, ovvero ci sono margini per crescere sempre di più. A pensarlo è Ciro Fontanesi, 30 anni, coordinatore Alma Wine Academy, il centro di formazione che Alma, la Scuola di Cucina Internazionale di Gualtiero Marchesi, dedica al mondo del vino e dove lo stesso Fontanesi si è diplomato Master Sommelier.
“L’unicità del prodotto sta nella diversità del microclima del terroir che cambia da zona a zona e che per questa varietà non è paragonabile a nessun’altra zona. Inoltre sono l’eleganza, la profondità e l’eccellenza a distinguere il Trentodoc”. Tra le molte degustazioni fatte, il giovane sommelier ricorda quella dell’etichetta Altemasi Riserva Graal 2007, “caratterizzato da profumi importanti e da una grande mineralità. Preciso, equilibrato, compatto, ma allo stesso tempo in grado di reggere la prospettiva e dunque di poterlo conservare per un lungo periodo prima di degustarlo”.
Consigli per conservarlo e berlo al meglio? “Sicuramente tenere la bottiglia di Trentodoc in posizione verticale in un luogo dove l’umidità è controllata (tra il 75% e l’80%) e la temperatura intorno ai 16 gradi. Una volta stappata anche la scelta del bicchiere in cui viene versato e bevuto lo spumante è importante: “In genere io non amo molto i flut. Per un millesimato prediligo, ad esempio, un calice a tulipano svasato per valorizzare il perlage e il panorama olfattivo dello spumante; se la sboccatura è più recente il bicchiere deve avere l’imbocco più stretto. Non dimenticarsi poi di versare il vino con bottiglia e bicchiere inclinato di 45 gradi per conservare la potenza delle bollicine”.
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