Come si inserisce il Trentodoc nel panorama vinicolo e in particolare in quello della spumantistica?
S’inserisce alla grande. Parlo soprattutto della reputazione che nel tempo si è guadagnato il territorio, grazie ai vini e in virtù di un panel di aziende piuttosto variegato. Sotto il cappello Trentodoc soggiornano, con merito, grandi realtà imprenditoriali, ma anche quelle piccole cantine che garantiscono pluralità e visione d’insieme di un prodotto e di una terra.
Quali sono le caratteristiche del Trentodoc?
Ciò che differenzia, e quindi qualifica il Trentodoc, è lo stile: è molto riconoscibile, va ben oltre il gusto, interessando anche la tecnica. Troverete, ad esempio, sempre bollicine molto pure e persino esteticamente molto fini. Questo significa che al di là dei terreni e delle varietà di uve utilizzate, è la tecnica spumantistica a essere di livello spesso eccellente.
Per quali occasioni consiglieresti le bollicine di montagna e con che abbinamenti di piatti?
Le consiglio per i grandi momenti della vita. Questo vuol dire che anche una cena con amici può rappresentare una splendida occasione. Come abbinamento, più che consigliare pesce o carne, suggerirei di non limitarle al momento dell’aperitivo, a patto di dedicarsi anche alle riserve o alle versioni rosate.
Ricordi un’occasione speciale in cui hai bevuto Trentodoc?
Le ho servite, tra gli altri grandi prodotti “nostrani”, al battesimo di mio figlio… direi non male come occasione!
C’è un’etichetta Altemasi Trentodoc che apprezzi in modo particolare?
Testa e coda. Cioè il Brut, che ho anche premiato insieme a Pier Bergonzi nella classifica Pop Wine di Gazzetta dello Sport, e la Riserva Graal. Espressioni diverse di una stessa terra.
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