“La prima volta che ho partecipato a una vendemmia in Trentino ho pensato che non si trattasse di semplici viticoltori, ma di angeli della montagna. Vederli lavorare in quelle minuscole e impervie terrazze vitate mi ha fatto capire come la qualità di un prodotto porti con sé la storia, la fatica, la tradizione di una civiltà. Non a caso la chiamano “viticoltura eroica”, quella di montagna: elemento che rappresenta un valore aggiunto non solo per il prodotto finale, ma anche per il paesaggio e per la sua sostenibilità. È per questo, ma non solo, che mi sono innamorato dei vini del Trentino.
Oltre al lavoro dell’uomo, fondamentale e pressoché tutto manuale, mi ha stupito la tenacia dei vitigni e non ho tardato a capire perché questa regione vitivinicola sia una delle più importanti per la conservazione delle viti autoctone. Resistono d’inverno al freddo, d’estate al sole che spesso brucia a quote elevate, eppure sono le stesse uve che danno il Trentodoc e tutti gli altri grandi vini di questa regione.
Ma ancor prima dei prodotti di questa terra, mi sono innamorato dei trentini come persone. Quando un vino te lo racconta il piccolo viticoltore nella sua, spesso microscopica, cantina non puoi che apprezzarne ancora di più le qualità organolettiche, i profumi, le persistenze.
Il Trentino è magico anche per tanti altri aspetti. Hai l’elemento terra con la rudezza e insieme il fascino della montagna che domina le tante valli, ma anche l’elemento acqua con i torrenti e i laghi. Ci sono piccoli villaggi ancora oggi pieni di vita, alternati a Trento, la loro capitale, ricca di incroci storici e culturali, oggi come ieri, di notevole interesse.
C’è la neve d’inverno e il sole caldo d’estate. Insomma, credo sia impossibile non apprezzare questa terra e a maggior ragione per chi, come il sottoscritto, unisce il ricordo di un luogo ai suoi sapori e profumi. Credo che questo sia anche il motivo per cui il vino di questa regione è particolarmente apprezzato, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Senza contare che l’espressività dei vitigni locali è unica e inimitabile.
Ognuna ci ricorda un preciso angolo di questo territorio: penso a un Nosiola della Valle dei Laghi, o un Müller Thurgau della Valle di Cembra, per non parlare del Teroldego della Piana Rotaliana, fino a ricordare vitigni come il ReBo o l’espressività del più internazionale, ma qui unico, Chardonnay. Il Trentino non finirà mai di sorprendermi. “
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